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Intervista esclusiva ad Edoardo Stoppacciaro

Intervista esclusiva ad Edoardo Stoppacciaro

Siamo onorati di intervistare Edoardo Stoppacciaro, attore, doppiatore, scrittore di talento, nonché grande amico e Socio dell’Associazione Culturale Ghostbusters Italia. Condivide la sua passione attivamente nel settore Voice Busters” e collaborando in molte altre attività editoriali e associative. Fan appassionato della saga, Edoardo ha realizzato REAL! – A Ghostbusters Tale, un fan film che è una vera dichiarazione d’amore per il mondo degli Acchiappafantasmi. In questa intervista ci racconta sogni, sfide e il profondo legame con la nostra Associazione. Preparatevi a scoprire il lato più autentico e umano di un vero Acchiappafantasmi!

CREDIT: EDOARDO SPOPPACCIARO

Edoardo, sei un attore e doppiatore di talento, ma anche un grande fan di Ghostbusters. Quando è nata la tua passione per questo franchise e cosa significa per te?

La passione è nata insieme alla mia scoperta dell’esistenza del doppiaggio. Essendo nato nel 1985, ho “incontrato” per la prima volta gli Acchiappafantasmi nella loro forma animata, con la serie “The Real Ghostbusters”. Quelle avventure coloratissime, folli, irresistibilmente divertenti, hanno saputo da subito stregarmi e hanno insegnato a me, un bimbo timido e grassottello, che esistevano molti modi per affrontare la paura. Uno di questi era la conoscenza: hai paura di qualcosa? Studiala! Conoscila e impara a sconfiggerla. Un altro era l’ironia: con un pizzico d’incoscienza e dei buoni amici al proprio fianco, si può sempre trovare la forza di riderle in faccia, alla paura. E se impari a riderne, l’80% di ciò che ti terrorizza diventa subito più piccolo. Questo mi ha fatto istantaneamente innamorare dei Ghostbusters. Poi, anni dopo, ho scoperto che quei miei eroi dei cartoni animati avevano anche una loro versione in live action (come diremmo oggi), e in quella loro versione in carne e ossa, io ero in grado di riconoscerli nonostante il loro aspetto fosse così diverso dalle controparti animate, proprio grazie alle voci. Perché in Italia (e solo in Italia) i doppiatori del cartone animato erano gli stessi del film. Così mi innamorai anche di quella strana “magia delle voci” che mi permetteva di riconoscere l’anima dei miei personaggi preferiti. La passione per i Ghostbusters ha guidato più o meno consapevolmente la maggior parte delle mie scelte umane, artistiche e professionali. È amore per l’avventura, per l’ignoto, una costante ricerca dell’elemento immaginifico nascosto anche negli angoli più grigi della nostra realtà quotidiana.

CREDIT: EDOARDO SPOPPACCIARO

Oltre a essere un fan, hai realizzato un fan film intitolato “REAL! A Ghostbusters Tale”. Puoi raccontarci com’è nata l’idea e cosa ti ha spinto a realizzarlo?

L’idea è nata proprio quando ho scoperto che i “miei” Ghostbusters dei cartoni animati esistevano anche nel mondo reale. A quel punto, volevo – anzi, DOVEVO – diventare un Ghostbuster anch’io, e fin da bambino ho sognato di raccontare la mia storia di Acchiappafantasmi. Il sogno, ovviamente, si è presto scontrato con la grigia realtà di cui sopra, ed è rimasto semplicemente un sogno di bambino per decenni. Almeno finché, per il mio trentesimo compleanno, la mia fidanzata Sara (che adesso è mia moglie) mi regalò la replica di uno zaino protonico. A quel punto il sogno è esploso di nuovo in tutta la sua forza. Ho scritto un soggetto in pochi giorni, e in un paio di mesi ho buttato giù la prima bozza di sceneggiatura. L’idea era di girare una piccola cosa amatoriale tra amici (facendo l’attore, le conoscenze per mettere insieme il cast non mi mancavano). Un gioco, qualcosa da fare a tempo perso. E ci siamo ritrovati quattro anni dopo a girare un lungometraggio di un’ora e mezza con una troupe di quaranta persone e quasi altrettanti artisti di effetti visivi tra Roma, Milano e Vancouver.

CREDIT: MARCO TUDINI

 

Girare un fan film è sempre una grande sfida. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato nella realizzazione di “REAL!”?

La prima difficoltà è stata dare alla nostra storia una forma che rispettasse la poetica degli originali, l’aria scanzonata, la voglia di non prendersi sul serio, ma anche tutte quelle tematiche più profonde che, soprattutto nel primo film, restavano sottese alla confezione di commedia perfetta: l’amicizia, l’abnegazione, il coraggio, il sacrificio. Poi, ovviamente, un’altra enorme difficoltà è stata tutta la parte relativa agli effetti visivi. Il nostro budget era a dir poco irrisorio per un film del genere, e molto spesso, quando contattavamo artisti anche sinceramente interessati al nostro progetto, poi quegli stessi artisti si trovavano di fatto impossibilitati a rispettare le scadenza perché erano al lavoro su progetti più grandi. Non ne saremmo mai usciti se non fosse stato per il lavoro indefesso del nostro supervisore agli effetti visivi Marco Tudini e per il magistrale coordinamento di Valerio Albasini Di Giorgio, co-sceneggiatore e VFX producer, nonché egli stesso Acchiappafantasmi di primissimo ordine. Molte volte abbiamo pensato di dover abbandonare tutto, ma puntualmente è arrivato qualche “aiuto dal cielo”, coincidenze molto particolari sempre in concomitanza di strane circostanze (il tema di Ray Parker Jr. che parte in filodiffusione al supermercato, un tizio in metro con un’enorme scritta “GHOSTBUSTERS” sui pantaloni della tuta, il logo “No-Ghost” sulla fiancata di un’auto incrociata per caso in tangenziale…). Accadevano queste cose, e al massimo in 24 ore il problema insormontabile si risolveva da solo. Ci piace dire che sono state delle strizzate d’occhio che il nostro amato Harold Ramis (alla cui memoria il film è dedicato) ci lanciava dall’alto per farci capire che, tutto sommato, la nostra banda di squinternati si era guadagnata la sua simpatia.

 

Nel tuo fan film hai voluto mantenere lo spirito originale di Ghostbusters o hai introdotto elementi personali e innovativi?

Lo spirito di Ghostbusters è tutto ciò che ci ha fatto venire voglia di raccontare una nostra storia. Per questo motivo, mantenerlo era uno dei nostri intenti principali. Ma che cos’era “Ghostbusters” ai suoi tempi? Era qualcosa di totalmente nuovo, un esperimento cinematografico senza precedenti. Per questo motivo, tentare di fare una copia carbone dell’originale sarebbe stato non solo impossibile, ma un vero e proprio tradimento di quello spirito che ci proponevamo di rispettare. Per questo motivo abbiamo voluto introdurre qualche nuovo concetto, come la presenza di fantasmi “buoni” (quando girammo “REAL!”, “Ghostbusters: Legacy” non era neanche lontanamente in programma). Anche spostare l’azione da New York a Roma ha imposto qualche adattamento. Per esempio, ambientando il nostro film in una città che ha millenni di storia alle spalle, sarebbe stato impossibile non attingere almeno in parte a tutto quel panorama mitico, esoterico e sovrannaturale che da sempre ammanta l’Urbe. Siamo partiti dalla Porta Alchemica di piazza Vittorio Emanuele, uno dei monumenti più misteriosi e suggestivi di Roma, e da lì abbiamo ricamato l’intera vicenda.

 

Ghostbusters Italia è una realtà molto attiva nella promozione della saga e nella realizzazione di eventi. Come è nata la tua collaborazione con l’associazione e cosa significa per te farne parte?

Mi sono affacciato al forum di Ghostbusters Italia nel 2013, quando avevo appena ricevuto il mio zaino protonico. Avevo voglia di condividere quella gioia immensa con persone che potessero capirla, e ho trovato amicizia, supporto, entusiasmo per quel mio percorso appena iniziato nel fandom. Ho ricevuto consigli e ho scoperto aspetti del mondo Ghostbusters dei quali non sapevo nulla. Oggi Ghostbusters Italia è una delle realtà più conosciute e stimate nella comunità internazionale di Ghostbusters, e posso dirmi onorato di farne parte. L’Associazione tutta (in particolare nella persona del presidente, GB Max – Massimo Piana) mi è stata accanto per tutta la lavorazione di “REAL! – A Ghostbusters Tale”. Ho avuto un supporto incessante, morale, emotivo ma anche pratico. Per me, poter indossare la divisa e lo zaino con quelli che negli anni sono diventati miei amici fraterni, è un’emozione che non accenna ad attenuarsi. Significa aver sempre voglia di incrociare i flussi, di arrivare per salvare il mondo. E questo è vero soprattutto quando abbiamo l’occasione di partecipare a eventi benefici.

CREDIT: GHOSTBUSTERS ITALIA

 

Hai avuto esperienze o aneddoti particolari legati al mondo di Ghostbusters, magari con altri fan o con personaggi legati al franchise?

In questi anni, soprattutto da quando è uscito “REAL!”, ne sono successe di cose. Durante la lavorazione, ad esempio, ho avuto la possibilità e l’onore di coinvolgere nel film alcune delle voci originali dei Ghostbusters: Mario Cordova (Egon), Cristiana Lionello (Janine), Melina Martello (Dana) e il compianto Sergio Di Giulio (Ray, la cui voce inconfondibile apre il nostro film). “REAL!” È poi stato anche un “ponte” per entrare in contatto con altri fan in tutto il mondo: abbiamo ricevuto messaggi di apprezzamento da diverse comunità di Ghostbusters, e alcune di queste hanno anche fatto parte del nostro film in una sequenza pensata proprio per omaggiare il fandom. Ma l’esperienza più assurda è stata poter regalare due copie del nostro film a Gil Kenan in occasione dell’anteprima di “Ghostbusters: Legacy” all’Auditorium della Conciliazione. Lui si dimostrò molto incuriosito dal progetto e sinceramente colpito dalla locandina creata dal nostro meraviglioso Marco Tudini.

 

Se potessi doppiare uno dei personaggi iconici di Ghostbusters in un nuovo progetto ufficiale, chi sceglieresti e perché?

Le voci storiche degli Acchiappafantasmi restano intoccabili, per me, ma in un recente ridoppiaggio di alcuni episodi della serie animata (e poi anche in una delle due scene post-credit di “Ghostbusters: Legacy”) ho avuto l’onore di doppiare Egon. Ecco, se dovessi scegliere, direi proprio lui. Oltre al mio amore per Harold Ramis che lo ha creato, è il personaggio che a parer mio meglio incarna lo spirito dell’acchiappafantasmi: una superficie analitica e apparentemente algida, dietro la quale si nascondono una totale follia e uno sprezzo del pericolo assolutamente eroico. Entrambi aspetti che sono stati splendidamente valorizzati proprio in “Ghostbusters: Legacy”.

CREDIT: GHOST CORPS

 

Nel mondo del doppiaggio hai dato voce a tanti personaggi, ma c’è qualcosa del modo di recitare degli attori originali di Ghostbusters che ti ispira nel tuo lavoro?

Beh, come ho detto, l’ispirazione è stata l’intero doppiaggio dei film originali. Sono stati doppiati negli anni in cui l’arte del doppiaggio era all’apice, secondo me. E gli attori e le attrici che hanno prestato la voce ai personaggi erano tra i più straordinari interpreti di quegli anni. Perciò sì, quei suoni, quelle intenzioni, quella verità, sono sempre una forte ispirazione quando sono al leggio.

CREDIT: GHOSTBUSTERS ITALIA

 

Ghostbusters continua ad affascinare generazioni di fan. Secondo te, qual è il segreto del suo successo dopo quasi 40 anni?

Il segreto è la stratificazione. Ghostbusters si presenta come un film divertente, dal ritmo incalzante, con sequenze che non disdegnano di sconfinare nell’horror e con effetti speciali che sono invecchiati molto bene. Tutto questo lo dota di una confezione estremamente fruibile. Vendibile, potremmo anche dire. Ma all’interno di quella confezione, che cosa c’è? C’è un racconto di amicizia, c’è la rivalsa di un gruppo di emarginati che alla fine salvano il mondo, c’è il coraggio di compiere l’estremo sacrificio semplicemente perché è la cosa giusta da fare. Ci sono i “buoni” che scelgono consapevolmente di compiere il bene, e c’è il “Cattivo” che invece priva le sue vittime del libero arbitrio possedendole e obbligandole a compiere il male per suo conto. E questi sono temi universali che troviamo dall’Iliade al Signore degli Anelli passando per l’Orlando Furioso e i Promessi Sposi. Sono temi che erano veri ottomila anni fa, che sono veri oggi e che saranno ancora veri tra altri diecimila anni.

CREDIT: LIVIA PALONE

 

Dopo “REAL!”, hai in mente altri progetti legati a Ghostbusters o al mondo del cinema e del doppiaggio? Possiamo aspettarci nuove sorprese?

In molti ci hanno chiesto di realizzare un sequel di “REAL!”, ma lo sforzo produttivo che sostenemmo all’epoca sarebbe impensabile da affrontare una seconda volta. Resta però la voglia di raccontare storie legate all’universo dei Ghostbusters. Per questo motivo, lo scorso anno, abbiamo prodotto quattro cortometraggi che trovate sul nostro canale YouTube: “Piani di esistenza”, “Siamo Acchiappafantasmi”, “Paranormal Explorers” e “Brivido Mortale”. Tutti insieme compongono un’unica storia che riflette su che cosa significhi davvero essere Acchiappafantasmi, e che collega le avventure di Ludovico, Davide e Simone (i protagonisti di “REAL!”) Agli avvenimenti di “Ghostbusters: Legacy” e di “Ghostbusters: Minaccia Glaciale”. I cortometraggi sono stati un progetto legato a doppio filo con Ghostbusters Italia e col Distaccamento Roma, dal momento che l’intera realizzazione di riprese, costumi e props è stata curata dai soci Emanuele Costa, Niccolò Poltronieri, Massimiliano Iemma e Simona De Lorenzi, e che quasi tutto il cast è socio di Ghostbusters Italia.

In futuro non ci dispiacerebbe tornare a indossare gli zaini protonici, ma per farlo dobbiamo trovare una storia che meriti di essere raccontata. Per quanto riguarda il doppiaggio, nel mio ambiente sanno tutti quanto questo franchise sia importante per me. Quindi, se per i prossimi progetti in arrivo (serie animate, film e chi più ne ha più ne metta) qualche direttore o direttrice di doppiaggio dovesse aver bisogno di un doppiatore appassionato che più appassionato non si può… E chi chiamerai?

Grazie di cuore a Edoardo Stoppacciaro per aver condiviso con noi non solo la sua esperienza, ma anche la sua passione, la sua dedizione e il suo spirito da vero Acchiappafantasmi. La tua storia è una fonte di ispirazione per tutti noi, un motivo di orgoglio per l’Associazione Culturale Ghostbusters Italia e per l’intera comunità internazionale di Ghostbusters.

 

“REAL! A Ghostbusters Tale” sarà incluso nella maratona internazionale dei fan film dedicata all’universo degli Acchiappafantasmi, prevista per l’8 giugno, in occasione del Ghostbusters Day: un evento celebrativo realizzato da Mike Sopronyi di The Real Ohio Ghostbustersche coinvolgerà fan da tutto il mondo.

E non può mancare la GHOST WEEK INTERNATIONAL – 5ª edizione: Dal 2 all’8 giugno festeggiamo! Una settimana interamente dedicata al mondo degli Acchiappafantasmi!
📰 Media Partner ufficiale: GhostbustersNews.com. Stay tuned…


Restate connessi, seguiteci, e ricordate: “We’re ready to believe you!

Ernie Hudson parla dei suoi film preferiti di Ghostbusters

Durante un panel tenutosi all’Indiana Comic Con di questo weekend, Ernie Hudson ha riflettuto sulla sua esperienza con il franchise di Ghostbusters, parlando del suo ritorno nei sequel recenti e spiegando la frustrante ragione per cui non ha doppiato Winston Zeddemore nella serie animata The Real Ghostbusters.

L’evento, trasmesso in diretta grazie al gruppo di beneficenza Circle City Ghostbusters, ha visto Hudson raccontare il suo tentativo di ottenere il ruolo di Winston nella serie animata, che alla fine è stato assegnato ad Arsenio Hall. Sebbene in passato avesse già espresso il suo disappunto, questa volta ha offerto un’analisi più approfondita del cosiddetto “processo di audizione”, ammesso che si potesse definire tale.

“Beh, sai, non sarebbe stato male se avessi tenuto in maggior considerazione quanto è bravo Arsenio… Sto scherzando. Arsenio è un buon amico. Ma sì, penso che quello che è successo sia che Bill Murray, Dan Aykroyd e Harold Ramis… di solito non facevano sequel, e sicuramente non avrebbero mai fatto un doppiaggio per una serie animata. Forse si pensava che gli attori del film, incluso me, non lo avrebbero fatto, non lo so. Ma credo che il regista della serie animata fosse un amico di Arsenio Hall e volesse lui per il ruolo. Qualcuno però ha insistito affinché mi vedessero o almeno mi offrissero la parte. Così sono andato all’audizione, che non doveva nemmeno essere un’audizione, volevano solo sentire la mia voce. E mentre stavamo registrando, il regista mi ha detto: ‘Aspetta, stop!’ e ha continuato: ‘Quando Ernie Hudson ha fatto il film, Ernie Hudson non ha fatto così: Ernie Hudson ha fatto in quest’altro modo.’ Stava spiegando a me come Ernie Hudson avesse interpretato Winston. E io ero tipo, okay.”

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Hudson ha poi raccontato che, dopo essersi allontanato per pochi giorni a causa di altri impegni lavorativi, è tornato per scoprire che il ruolo era già stato assegnato. Ha definito l’intera situazione “assurda”.

“Ho avuto una piccola parte in una serie TV, sono stato fuori città per circa quattro giorni, e quando sono tornato mi hanno detto che avevano già assegnato la parte, perché avevano sentito che ero impegnato e non sarei stato disponibile, il che è assurdo. Penso che i registi volessero Arsenio, il che è stato davvero un peccato, perché all’epoca ero un padre single, e quei soldi mi avrebbero fatto comodo. Ma sai, le cose vanno come devono andare, credo che con il tempo tutto si sistemi.”

Con il tempo, Hudson ha sviluppato una nuova prospettiva sul franchise, riconoscendo che, sebbene l’esperienza di lavorare al primo Ghostbusters fosse stata difficile, ha comunque dato forma alla sua carriera e che, alla fine, tutto ha trovato un senso.

“Guardando indietro, ora abbiamo fatto cinque film, ed è stata una vera benedizione, ma quando abbiamo girato il primo film, è stata una sfida. Io vengo dal Michigan, e da dove vengo io, i problemi si risolvono in un certo modo. A Hollywood non puoi farlo, non se vuoi lavorare ancora, quindi mi chiedevo: come posso gestire questa situazione per andare avanti? Ho imparato molto facendo Ghostbusters. A volte devi semplicemente mantenere la tua posizione e continuare ad andare avanti, perché il mondo sembra confuso, ma con il tempo tutto ha senso. Ghostbusters è uno di quei film che, col tempo, acquista significato. La storia è cambiata molto, ma quando lo guardo ora, e penso a tutte le cose che avrei voluto fare ma che non ho potuto fare, mi rendo conto che il film è perfetto così com’è. Quindi a volte devi solo superare il momento… Vengo a Indianapolis, vedo la mostra di Ghostbusters, tutti i ragazzi con le loro tute, e tutto improvvisamente ha senso. Ma nel 1983, mentre lo giravamo, era come se stessi parlando da solo. O come se stessi per colpire qualcuno.”

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Quando gli è stato chiesto quale fosse il suo film preferito della saga, Hudson ha evitato di scegliere un solo titolo, sottolineando invece quanto sia stato speciale riunirsi con i suoi co-protagonisti in Ghostbusters: Afterlife e Ghostbusters: Frozen Empire.

“I film più vecchi sono più sentimentali, sai, quando giri un film e poi lo rivedi, ti ricordi il giorno in cui sei andato al lavoro, ricordi i viaggi in macchina, tutti quei piccoli dettagli che riaffiorano mentre guardi le scene. Ero più giovane quando ho fatto i primi film. Mi piacciono i film più recenti perché non pensavo che sarebbero mai stati realizzati, ed è stato fantastico rivedere Bill Murray, Dan Aykroyd, Sigourney Weaver, Annie Potts, persone con cui ho lavorato e che conosco da così tanti anni, tornare insieme per fare questa cosa. Quindi sono tutti speciali, ma in modi diversi, e non credo che uno sia migliore o peggiore degli altri, ognuno ha una sua unicità… Sono felice che abbiano trovato un modo per realizzarli facendoli risultare rilevanti, piuttosto che fare un film tanto per farlo.”

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Hudson ha anche ammesso che il ritorno nel franchise è stato incredibilmente appagante, ma che un fattore in particolare ha reso l’esperienza ancora migliore.

“È stato fantastico tornare. È stato fantastico rivedere tutti. È stato fantastico essere pagato bene, perché se non fossi stato pagato bene, non sarebbe stato così fantastico. Posso dire tutte le cose meravigliose del mondo, ma se non mi avessero pagato, avrei detto: ‘Oh, no, assolutamente no.’ Non dico che non l’avrei fatto, ma è semplicemente un set più felice quando la paga è buona. Non lo percepisci direttamente, ma senti che ti apprezzano. Quando non ti pagano, semplicemente non è una bella sensazione. I soldi non sono tutto, ma aiutano molto a sistemare il mondo.”

Oltre al panel di Hudson, i Circle City Ghostbusters erano presenti all’Indiana Comic Con per raccogliere fondi a favore del Peyton Manning’s Children’s Hospital. Oltre a essere vestiti con le classiche tute, hanno presentato una nuova attrazione ispirata al Grundel, il fantasma ricorrente di The Real Ghostbusters e Extreme Ghostbusters.


(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News, nostro media partner ufficiale. Revisione e supervisione a cura di Edoardo Stoppacciaro.)

Ernie Hudson: il doppiaggio, il nuovo film e la sua iconica immagine

Ernie Hudson è apparso nell’episodio di ieri del The Bob & Tom Show, trattando vari argomenti, tra cui il doppiaggio, i suoi caratteristici baffi e il futuro del franchise di Ghostbusters.
Apparso in video, si direbbe appena uscito dal letto e ancora in accappatoio, Hudson ha iniziato parlando del suo impressionante curriculum, il che ha portato a una conversazione sul suo aspetto. Sebbene inizialmente si fosse concentrato sul suo fisico in forma nonostante abbia superato i 70 anni (un argomento che ha suscitato attenzione nell’ultimo anno), la discussione è passata ben presto ai suoi tipici baffi, che non ha sempre avuto nei suoi primi anni da attore, o che ha scelto di radere, come ha fatto per Ghostbusters II del 1989. “In Ghostbusters II non avevo i baffi, e la gente pensava che fossi un’altra persona,” ha ricordato Hudson. Ha poi ammesso che, al giorno d’oggi, i suoi baffi non sono del tutto naturali.

“A un certo punto, in effetti, si sono fatti un po’ brizzolati, ma quello che succede sulla pelle è che i peli bianchi si confondono, quindi sembrano un po’ diradati. Se non li tingo, i baffi non sembrano pieni.”

Hudson ha dichiarato in precedenza di essere “sempre pronto” a tornare nel franchise di Ghostbusters, facendo riferimento ai progetti futuri tra Sony Pictures Animation e Netflix. In una recente intervista, mentre ha accennato alla serie animata in produzione, ha anche ammesso che, nonostante la sua voce sia immediatamente riconoscibile, non ha fatto così tanto doppiaggio quanto molti fan potrebbero aspettarsi.

“I fan si sono fatti sentire riguardo la mia voce, ma l’industria non ha mai prestato vera attenzione all’argomento,” ha dichiarato Hudson. “Quindi, non faccio molto doppiaggio, ma ne ho fatto un po’. Ho lavorato ad “Angry Birds”… I fan mi hanno sempre accolto, ma io sono ancora il tipo che cerca uno stipendio fisso.”

In una precedente intervista con Mental Floss, Hudson ha parlato del provino per il ruolo di Winston Zeddemore nella serie animata “The Real Ghostbusters”, lo stesso personaggio che lui aveva reso famoso nel film del 1984, per poi perdere il ruolo a favore di Arsenio Hall, e ha ricordato la sua frustrazione:

“Ero davvero deluso perché l’idea che qualcun altro interpretasse Winston non mi piaceva. Arsenio è un amico, quindi non lo dico per mancargli di rispetto. Ma mi hanno fatto andare a leggere la parte, e anche se mi hanno detto che non stavo facendo un’audizione, non so, credo che mi avessero voluto lì solo affinché il regista mi facesse innervosire. Chissà cos’è successo. Comunque, non ho ottenuto la parte. Purtroppo.”

Tornando al The Bob & Tom Show, a Hudson è stato chiesto della possibilità di un altro sequel di Ghostbusters per il grande schermo. Mentre ha riconosciuto che gli ultimi film, Ghostbusters: Legacy e Ghostbusters: Frozen Empire, potrebbero non aver raggiunto numeri da botteghino al livello della Marvel, è rimasto ottimista riguardo al futuro del franchise, assicurando:

“Guadagna soldi nel tempo… e se i produttori sono felici e il film guadagna soldi, probabilmente ce ne sarà un altro.”


(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News, nostro media partner ufficiale. Revisione e supervisione a cura di Edoardo Stoppacciaro.)

Ernie Hudson parla del suo legame con Ghostbusters

Ernie Hudson, in una recente intervista con The Direct, ha parlato dell’evoluzione del franchise di Ghostbusters, del suo rispetto per Harold Ramis e della sua disponibilità a tornare nel ruolo di Winston Zeddemore nelle future produzioni.

The Direct: “Devo assolutamente parlare di Ghostbusters perché, come abbiamo visto, i cosplay sono incredibili. Questo franchise dura da oltre 40 anni. Volevo chiederti, riguardo agli ultimi due film, che sono stati entrambi incredibili, come è stato per te tornare dopo così tanto tempo? Abbiamo amato il tributo a Harold Ramis in Afterlife. È probabilmente il miglior omaggio che abbia mai visto a qualcuno che non è più con noi. Cosa ha significato per te poterlo fare e continuare anche nel ricordo di Harold?”

Ernie Hudson: “Sì, sai, nei primi due film… Harold, per me, è sempre stato il collante che teneva tutto insieme, perché quando lavori a un progetto con personalità così forti che non sempre vanno d’accordo… Ma Harold era un tipo che tutti rispettavano abbastanza da mettere da parte le proprie cose e portare a termine il lavoro. Quindi, era sempre il punto di riferimento quando le cose diventavano un po’ folli.”

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

“Lo guardavo e mi dicevo: ‘Va tutto bene, Ernie…’ ma abbiamo attraversato un periodo, credo di vent’anni, in cui non c’era nulla, e pensavo che non avremmo mai più fatto un altro Ghostbusters. Ero convinto che non sarebbe mai successo. Poi Jason Reitman, il figlio di Ivan Reitman, ha rimesso insieme i pezzi.”

“Ero preoccupato perché non volevo fare un altro film solo per soldi. Volevo fare qualcosa di unico. Quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, l’ho adorata. E poi, quando sono arrivato sul set il primo giorno e ho visto Bill Murray e Dan Aykroyd nei loro uniforme… questo franchise fa parte della mia vita. Per più di metà della mia vita Ghostbusters è stato con me. Dopo 40 anni, è stato davvero molto emozionante.”

“Queste sono persone che considero amici, ma che non vedo regolarmente. È stato semplicemente meraviglioso. E poi il modo in cui hanno realizzato il tributo a Harold… Non avrei mai potuto immaginarlo, ma è stato meraviglioso e molto toccante. L’ho apprezzato tantissimo, perché so quanto Harold fosse importante per tutto questo. Danny, Bill e tutti hanno dato il loro contributo, e mi piace pensare di aver fatto qualcosa anch’io, ma Harold era veramente speciale… un uomo di grande talento.”

“Ancora oggi le persone si avvicinano a me e apprezzano ciò che ha portato all’industria dell’intrattenimento e del cinema in generale. Un uomo di talento, ma anche incredibilmente generoso. È stato incredibile. Ho amato Afterlife. Poi ho pensato: ‘Beh, forse abbiamo finito, e non voglio fare un altro film a meno che non sia qualcosa di speciale, di diverso.'”

“Poi hanno creato Garraka. Ho pensato: ‘Okay, questo sarà divertente.’ Adoro Paul Rudd, tutta la nuova famiglia… È bello vedere la storia passare di generazione in generazione. Perché questo è uno di quei film che trascendono le generazioni. Ho visto nonni novantenni ridere guardandolo. Sono stato a una proiezione per il 30° anniversario a Chicago e ho visto anziani con i loro nipoti che seguivano la storia con attenzione.”

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

“C’è qualcosa in questo film che tocca le persone. Vedo genitori che vengono con i loro figli e i bambini indossano le tute. Ho fatto molti film, sono stato abbastanza fortunato, alcuni hanno avuto successo, ma Ghostbusters è una parte speciale della mia vita. E con i nuovi film, tutti vogliono vedere di più.”

The Direct: “Cosa ne pensi del futuro? Vedremo una trilogia con i nuovi film, oppure si continuerà senza limiti? Sembra che ogni volta si annunci un nuovo film con Ernie Hudson, anche prima che si parli ufficialmente del progetto!”

Ernie Hudson: “Immagino che [Sony Pictures] sappia che, se c’è abbastanza denaro, Ernie ci sarà. Quindi, se c’è un assegno fisso in ballo, Ernie si farà vedere.”

“Amo il franchise. Amo farne parte. Amo il modo in cui hanno sviluppato il personaggio di Winston. Ho detto a Jason che non volevo vedere Winston ancora in cerca di uno stipendio fisso dopo 40 anni. Così gli hanno permesso di crescere.”

The Direct: “Ormai è lui lo stipendio fisso!”

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Ernie Hudson: “Esatto! Mi hanno dato la possibilità di far evolvere il personaggio. E mi piacerebbe vedere di più. E penso che ci sarà. Penso che sia diventata una storia di famiglia. Non è come la dinamica dei film Marvel da un miliardo di dollari, ma è abbastanza solida da essere comunque redditizia. Non lo farebbero se non lo fosse… Ho sentito che si sta sviluppando un lungometraggio animato. Ma, come ho detto, io sono sempre pronto.”

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

(Revisione e supervisione a cura di Edoardo Stoppacciaro.)

Nei sequel di Ghostbusters Ernie Hudson vuole “sporcarsi le mani”

CREDITO IMMAGINE: Columbia Pictures Ghost Corps

Parlando con Screenrant ai WGA Awards, Ernie Hudson ha riconosciuto che, sebbene l’attuale focus di Sony Pictures sia sulla famiglia Spengler, spera di vedere Winston avere un ruolo più attivo nei futuri capitoli, dichiarando:

“Penso che lo studio sia concentrato sulla famiglia, il che è una buona cosa, però mi piacerebbe anche vedere Winston prendere le redini di una squadra e lanciarsi in azione. Sarebbe molto divertente. Parlano di pensionamento, ma non voglio che Winston sia solo il tipo che sta seduto in ufficio. Mi piacerebbe vederlo, come nei film originali, davvero sporcarsi le mani e darsi da fare.”


(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News, nostro media partner ufficiale. Revisione e supervisione a cura di Edoardo Stoppacciaro.)


Parlando di Winston Zeddemore condividiamo il video di Presentazione CARNEVALE APRILIANO 2025 – Ghostbusters Italia Distaccamento Enea ft. Dario Oppido voce di Ernie Hudson in Ghostbusters Legacy e Ghostbusters Minaccia Glaciale!

JASON REITMAN: AFTERLIFE E IL PENSIERO DI SUO PADRE SUI SEQUEL

Il regista Jason Reitman è stato ospite dell’ultimo episodio del Neal Brennan’s Block podcast.

Tra i numerosi temi trattati, Reitman si è addentrato nell’argomento “Ghostbusters: Afterlife”, parlando del suo approccio alla regia e della prospettiva di suo padre Ivan Reitman in merito ai sequel.

Parlando di “Ghostbusters: Afterlife”, Reitman ha ammesso senza riserve: «Probabilmente ho realizzato il film di Ghostbusters meno divertente di tutti». Ma ha aggiunto: «Fa commuovere le persone, e quello è sempre il commento che preferisco».

Ha riflettuto sull’ispirazione alla base del film, un’immagine che aveva portato dentro di sé a lungo: una ragazzina che scopre uno zaino protonico in un fienile, notando inoltre che all’epoca delle riprese, sua figlia aveva la stessa età di Phoebe Spengler, cosa che ha alimentato la sua connessione al progetto.

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

«Ho diretto un solo film sugli Acchiappafantasmi, «GHOSTBUSTERS: AFTERLIFE”, e avevo in mente un’idea molto precisa. Un’idea che ho avuto in testa da sempre: quella di una ragazzina adolescente che trova uno zaino protonico in un fienile. E non sapevo il perché. Diciamo che un’idea su chi fosse la ragazzina ce l’avevo, più o meno, e sapevo che genere di storia sarebbe stata. Di solito era una cosa che dicevo per scherzare… Sai… “Un giorno o l’altro farò un film sugli Acchiappafantasmi”. Lo dicevo per ridere. E un giorno il mio editor se n’è uscito dicendo “Lo devi fare, quel film. Tra poco tua figlia avrà 12 anni; se non ti sbrighi, presto non gliene importerà nulla”».

Imperniando “Afterlife” sul tema della famiglia (sia sullo schermo che fuori), Reitman ha riconosciuto la natura profondamente personale del film. Ragionando su quanto significhi per lui, ha menzionato suo padre, Ivan, che è deceduto circa un anno dopo la fine della produzione, e su sua figlia che è stata sul set per tutte le riprese:

«Non avevo idea che sarebbe stata la mia ultima occasione per fare un film con papà. Abbiamo fatto il film, e un anno dopo lui è morto. Essendo padre a mia volta, è stata un’esperienza cruciale. Mia figlia aveva dodici o tredici anni, quando veniva su quel set, e l’ha adorato. Per me è stato importante fare quel film insieme a mio padre. Ma all’epoca cercavo… come dire… di fare le sue veci, di indovinare a che cosa stesse pensando, che cosa stesse provando, visto che lui aveva realizzato il capitolo originale. Cercavo di inserirmi in quella storia. E poi… Insomma… Era un film sugli Acchiappafantasmi. Per tono, struttura, design… Ritenevo che fosse una sfida interessante».

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Quando il presentatore Neal Brennan ha detto erroneamente che Reitman ha diretto anche “Ghostbusters: Minaccia Glaciale”, Jason ha chiarito che il progetto aveva la regia di Gil Kenan. Ha spiegato che lui e Gil hanno approcci molto diversi, e che in Afterlife si era sforzato deliberatamente di replicare tecniche del 1984:

«È stato il mio compagno di scrittura, Gil Kenan, a dirigere “Minaccia Glaciale”. Quello non è il mio stile di ripresa: è lo stile di Gil. Aveva lui tutto il potere. Ma sai, il mio approccio con “Afterlife” era stato di girare usando solo la tecnologia che avevano nel 1984. Questo non significa che non avessimo usato la CGI, ma parlando delle riprese, giravamo come avrebbero girato all’epoca. Mi pare che non ci siano nemmeno riprese con il crane (la “gru”, NdT). Volevamo farlo letteralmente come l’avrebbero fatto nel 1984. Ed è questa la cosa che trovavo davvero interessante: mettermi al tavolo col mio direttore della fotografia e con lo scenografo e cercare di venirne a capo, di capire quale fosse il DNA della storia che raccontavamo».

Reitman ha inoltre affrontato il rapporto conflittuale di suo padre con i sequel, rivelando che Ivan preferiva creare storie originali. Riteneva che questa sua posizione spiegasse in parte come mai il franchise di “Ghostbusters” non si fosse ampliato consistentemente nei decenni:

«Papà non ha mai capito i sequel. Diceva “Non so perché mai la gente dovrebbe voler vedere di nuovo questa roba”. Per esempio, quando ho scritto Afterlife e gli ho raccontato di questa ragazzina che se ne va in Oklahoma e scopre uno zaino protonico, papà era entusiasta. Ma quando gli ho detto che sarebbero apparsi i Terror Dog, come nel 1984, mi ha detto: “Perché Gozer? Perché dovremmo tornare indietro? Non puoi darmi semplicemente una storia nuova?”. Credo che questo suo modo di vedere le cose sia una delle ragioni per cui il franchise di “Ghostbusters” non ha prosperato nei decenni. Dopo “Ghostbusters”, papà aveva detto “Adesso farò “I Gemelli”. Non me ne importa nulla”. Dopodiché ha fatto “Ghostbusters II”, e poi non c’è più stato nulla per anni».

CREDIT: Columbia Pictures Ghost Corps

Benché Ivan abbia diretto “Ghostbusters II” nel 1989, la sua prospettiva in merito ai sequel ha riguardato anche l’idea di inserire il particolarissimo logo del film sull’auto degli Acchiappafantasmi, cosa che Jason ha condiviso come esempio del punto di vista di suo padre:

«Ecco quanto gliene importava dei sequel. Sull’automobile degli Acchiappafantasmi in “Ghostbusters II” c’è il fantasmino del logo che fa un “2” con la mano. Questo non ha alcun senso. Anni dopo gliel’ho chiesto: “Ma perché il logo del film compare sulla Ecto-1? Cos’è? I personaggi sanno di trovarsi in un sequel?”. E papà mi ha risposto qualcosa come “Sì, mi sa che quello fu un po’ un errore”. Non gliene importava nulla. Non si curava minimamente di quelle cose che invece la gente ama tanto – per esempio – nella Marvel, dove ogni parte del franchise, che sia un porta-pranzo o un albo a fumetti, fa riferimento a una storia collettiva. Se ami la Marvel, tutto è collegato. Ecco, mio padre era all’esatto opposto. Lui diceva “Voglio solo raccontare la storia”.

Per l’intervista completa a Jason Reitman, ecco il link:


(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News, nostro media partner ufficiale. Revisione e supervisione a cura di Edoardo Stoppacciaro.)

Sigourney Weaver racconta la sua audizione per Ghostbusters

Sigourney Weaver, la celebre attrice di Alien, ha recentemente condiviso un episodio divertente e memorabile della sua carriera durante un’apparizione al The Graham Norton Show della BBC. Raccontando la sua audizione per il ruolo di Dana Barrett in Ghostbusters, Weaver ha svelato un malinteso che non solo ha fatto ridere, ma ha anche influenzato la direzione creativa del film.

Dopo il successo di Alien, molti fan potrebbero pensare che il ruolo di Dana Barrett fosse un dato di fatto per una star come Sigourney Weaver. Tuttavia, l’attrice ha dovuto sostenere un provino. Durante l’intervista, il conduttore Graham Norton ha sottolineato il suo status di “grande star affermata” dell’epoca. Weaver ha risposto con modestia: “Non sono sicura di essere stata una grande star affermata, ero più una piccola star affermata”.

Riflettendo sull’audizione, Weaver ha raccontato:

“Dovevo girare una scena come Dana, ma ho frainteso la sceneggiatura. Pensavo che il personaggio si trasformasse in un cane. Così, mentre Ivan Reitman, il regista, mi filmava, ho iniziato letteralmente a trasformarmi in un cane: rosicchiavo cuscini, li scuotevo e persino ululavo un po’. Sai, sono un’attrice, mi ci sono davvero immersa”.

La reazione di Ivan Reitman non si fece attendere. Weaver ha proseguito:

“Ha spento la telecamera e ha detto: ‘Non farlo mai più. È così grottesco’. Ma poi ha aggiunto: ‘Un montatore potrebbe volerlo usare’. Alla fine, hanno cambiato la sceneggiatura per far sì che i personaggi si trasformassero nei Terror Dog. In origine, questa parte della storia non esisteva fino a quando non mi sono trasformata in un cane sul suo divano”.

CREDITO IMMAGINE: Columbia Pictures Ghost Corps

Ivan Reitman ha confermato questo aneddoto in un’intervista del 2021 al podcast ReelBlend di CinemaBlend, descrivendo l’audizione come un momento surreale:

“Sigourney si è presentata dicendo che c’era un errore nella sceneggiatura. Mi ha detto: ‘Dovrei essere posseduta, dovrei comportarmi come un cane. E so come farlo’. Poi si è letteralmente messa a quattro zampe sul tavolino basso, ululando. Dopo la sua uscita, ho chiamato Harold [Ramis] e abbiamo iniziato a pensare che potesse essere una buona idea inserire questo aspetto nel film”.

Nonostante la performance “unica” di Weaver sia stata filmata, il regista non ha mai mostrato quelle registrazioni. Nel documentario Cleanin’ Up the Town: Remembering Ghostbusters, Weaver ha scherzato: “Penso di averlo spaventato. In seguito ha detto che non avrebbe mai mostrato la registrazione a nessuno!”

Questa storia dimostra come la creatività e l’audacia di un attore possano trasformare una sceneggiatura, aggiungendo un tocco unico a un film destinato a diventare un classico intramontabile.


(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News nostro media partner news ufficiale.)

Ernie Hudson parla del futuro di Ghostbusters

CREDITO IMMAGINE: Columbia Pictures Ghost Corps

Ernie Hudson, volto indimenticabile del personaggio Winston Zeddemore nella saga di Ghostbusters, ha condiviso riflessioni sincere e profonde sul franchise durante un panel di domande e risposte al Galaxy Con Columbus. Dalla sua esperienza sul set del film originale del 1984 alle lezioni di vita apprese dal compianto Harold Ramis, Hudson ha regalato al pubblico uno sguardo autentico su una delle saghe più amate di sempre.

 

Le sfide del set e il sostegno del cast

Hudson ha rivelato alcune difficoltà affrontate durante la produzione del primo Ghostbusters, legate a scelte dello studio che ridimensionarono il suo ruolo, escludendolo da poster e materiale promozionale. Tuttavia, ha sottolineato la solidarietà dimostrata dai suoi co-protagonisti:

Fin dal primo giorno, mi hanno offerto la loro amicizia. Si sono sempre presi cura di me, perché lo studio stava facendo tagli che riguardavano il mio ruolo. Devo dire che i ragazzi sono sempre stati molto, molto cool. C’erano momenti in cui giravamo delle scene e loro dicevano, ‘Beh, e Ernie?’ e buttavano lì una battuta. Alcune di quelle battute, come quella finale nel film, ‘Amo questa città’, erano proposte da loro. Dicevano, ‘Beh, Ernie dovrebbe dire qualcosa’.

CREDITO IMMAGINE: Columbia Pictures Ghost Corps

 

L’eredità di Harold Ramis

Hudson ha dedicato parole commosse ad Harold Ramis, riconoscendo il suo ruolo cruciale nella nascita e nel successo di Ghostbusters:

Penso che il motivo per cui esiste Ghostbusters sia Harold Ramis. Ovviamente, Ivan Reitman è stato un produttore e regista straordinario, e Bill Murray è semplicemente geniale. Ma Harold era il collante. Era il ragazzo che tutti rispettavano abbastanza da guardare oltre le proprie cose. Quando c’era confusione o tensione, Harold era quello che riportava tutti al tavolo. Era la voce della ragione.

Hudson ha anche riflettuto sugli insegnamenti che Ramis gli ha lasciato, portati avanti nel corso della sua lunga carriera:

Ciò che ho imparato da Harold è come comportarsi e rapportarsi con le persone. Quando lavori con molte persone, è facile farsi influenzare dagli alti e bassi. Harold mi ha insegnato a mantenere l’equilibrio, a trovare il mio livello. Come fai a mantenerti sano di mente in un mondo che può essere caotico? Harold è stato l’esempio perfetto di come farlo.

CREDITO IMMAGINE: Columbia Pictures Ghost Corps

Il futuro del franchise

Guardando avanti, Hudson si è detto ottimista ma cauto sul futuro del franchise, sottolineandone il potenziale e le sfide:

Beh, sai, ogni volta che qualcosa fa soldi, e Ghostbusters ne farà sempre, c’è interesse a fare di più. Non sarà mai come i film da miliardi di dollari della Marvel, ma ha una base di fan fedele. Il futuro dipende dalla capacità di trovare idee originali. Oggi il concetto è cambiato: una mamma Ghostbuster, per esempio, era qualcosa di impensabile nel 1984. Finché ci sarà creatività e rilevanza, il franchise può crescere. Ma se non è così, che senso ha? Ci sono tanti film che guardi e ti chiedi: ‘Perché l’hanno fatto?’

CREDITO IMMAGINE: Columbia Pictures Ghost Corps

Hudson ha anche ricordato un’esperienza simile con il franchise de Il Corvo:

Ero in Il Corvo, e continuano a provare a rifarlo. Mi chiedo sempre, ‘Perché? Perché?’ Sai, se non hai qualcosa di nuovo da dire, forse è meglio lasciar perdere.

Uno sguardo al panel completo

Durante il panel, Hudson ha affrontato anche altri temi, come le differenze tra lavorare con Ivan Reitman e suo figlio Jason, oltre a raccontare aneddoti del set che evidenziano il legame speciale tra i membri del cast originale. Per chi volesse approfondire, la sessione completa di domande e risposte è disponibile online.

Con oltre quattro decenni di carriera, Ernie Hudson continua a essere un pilastro di Ghostbusters, non solo per il suo contributo artistico, ma anche per la profonda umanità con cui racconta il dietro le quinte di un franchise che ha segnato la storia del cinema.

CREDITO IMMAGINE: Columbia Pictures Ghost Corps

(Articolo in collaborazione con Ghostbusters News nostro media partner news ufficiale.)