Una scoperta davvero interessante è stata riportata oggi da Ghostbusters News dopo la pubblicazione delle pagine inedite dell’adattamento a fumetti di Ghostbusters II, le quali riportano il finale alternativo del fumetto e quindi del film stesso.
Il ritrovamento delle tavole è opera della pagina The Art of The Real Ghostbusters, che ha spiegato come sia stato possibile grazie al fan Alex Clay Newborn, il quale, stando sempre in contatto con l’editore di quei fumetti, James Van Hise, ha avuto una spiegazione e successivamente l’accesso alle 4 tavole rimosse dal fumetto del film Ghostbusters II con i personaggiche di The Real Ghostbusters, pubblicato nel 1989 dalla Now Comics (e inedito in Italia).
E’ necessaria prima una spiegazione storica: il film Ghostbusters II subì diverse riscritture e soprattutto un grosso lavoro al montaggio di taglia e cuci, sia perché alcune sequenze girate risultarono fuorvianti, sia per un discorso di ritmo; per questo non furono poche le scene eliminate o rigiriate in altre location, come è stato possibile vedere negli extra delle ultime edizioni in Blu-ray, e ad oggi alcune di queste non sono state ancora recuperate. Su tutte, il finale dei festeggiamenti con il sindaco di New York, sotto la Statua della Libertà, di cui rimangono pochi secondi nel finale poi montato, ma che in verità conteneva diversi dialoghi fra Dana con gli acchiappafantasmi sulle loro origini native, una scena decisamente patriottica: secondo Ivan Reitman, il finale “morì di una morte terribile”, nel senso che fu troncato di netto e gettato via probabilmente in seguito a insoddisfacenti anteprime, nonostante alcune testimonianze hanno parlato di averlo visto al cinema durante i primi giorni di programmazione nel giugno del 1989. Fatto sta che quel finale è sparito del tutto. Fra ottobre e dicembre dell’89, la Now pubblicò in tre numeri mensili un adattamento a fumetti del film usando i personaggi di The Real Ghostbusters, seguendo come storia proprio il copione del film, giustificando la presenza di scene eliminate (Ray posseduto, il cugino di Louis che libera gli acchiappafantasmi dall’ospedale psichiatrico, ecc.) tranne proprio quel finale. Col senno di poi, rivedendo l’ultimo numero, si nota come il fumetto finisse brutalmente con l’immagine a tutta pagina della Statua della Libertà. La motivazione l’ha data l’editore James Van Hise: a quanto pare la Columbia Pictures chiese all’ultimo minuto di rimuovere le tavole con il finale alternativo poiché non era presente nel film, dimenticandosi però delle altre parti inedite rimaste, come Ray posseduto, ma, crediamo, non a caso, perché quelle scene sono rimaste nel romanzo pubblicato (e che trovate anche in italiano, per Magazzini Salani).
Il dialogo era praticamente preso di peso dal copione originale, con un dialogo fra Spengler e Venkman che commentano l’immensità della Statua:
Spengler: È probabilmente la prima cosa che i miei nonni hanno visto quando sono venuti in questo paese.
Venkman: Da dove? Nettuno?
Spengler: Venivano da Ostrov, Polonia orientale.
Venkman: Ostrov? Ci sono stato. Buona città per le feste.
Stantz: I miei bisnonni erano svizzeri. Ho ancora le foto che hanno scattato alla statua dalla barca quando sono arrivati.
Venkman: Oh, giusto, me l’hai detto. Sono venuti in America per cercare altri tipi di formaggio, me lo ricordo. E tu, Winston?
Winston: La mia gente non stava facendo nessuna foto da quelle navi per schiavi, amico. E non c’era nemmeno una statua nel porto di Charleston per accoglierli. E tu, Dana?
Venkman: Miss Sangue Blu? La sua famiglia è qui dall’anno 12.
Dana: Non è vero. Era il 1620.
Venkman: È lo stesso.
Stantz: Qual è la tua storia, Pete?
Venkman: Io? Sono un po’ di tutto. Un po’ irlandese, un po’ tedesco, francese, olandese – le donne nella mia famiglia si davano da fare. E questo è ciò che ha reso grande questo paese.
Dana: È una cosa terribile da dire.
Venkman: E allora? È un paese libero. (guardando la statua) Grazie, Lib.
Queste sono le scansioni originali delle tavole pubblicate oggi.
La condivisione di queste tavole è preziosissima e ringraziamo di cuore per averlo fatto. Consigliamo di visitare il sito di The Art of The Real Ghostbusters perché davvero completo e interessante!
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“Contrariamente alla credenza popolare, Ghostbusters II ha un enorme seguito”, ha commentato il regista Anthony Bueno, e che rispetto al primo capitolo ha una storia di produzione molto diversa e più intrigante da raccontare. Molte le interviste ai protagonisti della lavorazione: Dan Aykroyd, Harold Ramis, Ernie Hudson e Sigourney Weaver, Ivan Reitman, i produttori Joe Medjuck e Michael C. Gross, cast degli effetti speciali come Dennis Muren e Ned Gorman, e molti altri. Potrete seguire gli sviluppi della lavorazione cliccando nel sito 

Di questa prima edizione, la prima cosa che sicuramente salta all’occhio è il numero “esiguo” di tracce contenute, per un totale di 16 disposte non seguendo l’ordine cronologico degli eventi narrati (si apre con A Few Friends Save Manhattan, la suite dei titoli di coda). La maggior parte dei brani sono sì presenti nella film, magari con un missaggio e una disposizione degli strumenti differente, altri sono vere e proprie variazioni o estensioni (A Baby Carriage Meets Heavy Traffic, In Liberty’s Shadow) delle arie che abbiamo solo in parte ascoltato alla visione, oppure inediti, tra i quali si annida più di un riferimento al tema di Ray Parker Jr. (One Leaky Sewer Faucet). A differenza dell’ultima ristampa dello score del primo Ghostbusters di Elmer Bernstein, dove le tracce furono disposte per venire incontro alla capienza massima dei quattro lati dei vinili e l’incoerenza narrativa faceva sentire il suo peso, qui a tutti gli effetti si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un album concepito e ragionato per definirsi tale, con un mood calibrato che riesce a unire con naturalezza i momenti di prorompente agitazione (He’s Got Carpathian Eyes, A Slime Darkened Doorway) a quelli di intima delicatezza (The Sensitive Side of Dana): tutto questo riguardo nei confronti della disposizione dei brani, nonché la presenza di incisioni a primo ascolto registrate per l’occasione, fa pensare che il disco sia stato confezionato per uscire proprio nel 1989, periodo nel quale gli score orchestrali, andando di pari passo con le proprie controparti pop/rock, stavano assumendo una certa importanza nel mercato discografico internazionale e di conseguenza ricevendo un trattamento equo, stimati e richiesti da un pubblico sempre più accorto all’aspetto musicale dei lavori cinematografici. Non siamo quindi davanti a uno score integrale, non sono presenti tutti i brani registrati per il film, ma è altrettanto chiaro che non sia questo lo scopo primario dell’album, così come pensato: totalmente coevo con il periodo di supposta ideazione, mira ad accompagnare l’ascoltatore in un viaggio coerente nel mondo di un’intera pellicola ripresentata al di là dello schermo, lontano dalla frammentarietà dei quei dischi rimpinzati di take ripetitivi, distaccati e tanto cari agli storici e ai collezionisti, qui a contare sono le immagini sonore e le emozioni, la cui elaborazione viene a maggior ragione lasciata nelle mani del punto di raccordo finale, l’ascoltatore, ma non senza il sapiente accompagnamento del narratore, di colui che ha quindi disposto le stazioni in modo tale da rendere il viaggio il più distensivo possibile. Raramente i titoli dei brani non corrispondono per intero alla sequenza musicalmente accompagnata (The Scoleri Brothers), ma questo aspetto, da non sottovalutare se si è in particolar modo abituati alla struttura dei concept album e ai suoi raccordi musicali, può considerarsi decisamente l’ennesimo valore aggiunto di un prodotto anacronistico, vero, ma che può consentire un’immersione mirata, meno macchinosa e più avvincente. La musica di Edelman, alle volte troppo coperta dalle rocambolesche occorrenze, qui risulta invece ritrovare il giusto colore e vivere di vita propria, passa da momenti di assoluta prominenza (Vigo’s Last Stand) a sprazzi di assoluta goliardia (Venkman’s 6th Ave. Strut, un pavoneggiante a là-Randy Newman che “diverrà” la prossima hit estiva di molti), in totale accordo come dicevamo con l’indole dell’opera filmica, tra scherzo e terrore. In conclusione, un piccolo gioiello rimasto in un polveroso dimenticatoio per troppo tempo, finalmente riesumato e libero di raccontare una bella storia così come non l’abbiamo mai sentita prima d’ora, che vi consigliamo di recuperare al più presto.